Non venite a lamentarvi
Portare la propria conoscenza in un contesto di interscambio è la parte più importante del lavoro di un designer. Non è solo questione di creare, ma di condividere, di mescolare idee, di ricevere e dare valore.
Quando a Follina ho ricevuto la delegazione di Tokyo Knit, incuriosita dal mio progetto 1ST PAT-RN, ho provato un misto di onore e sorpresa. All’estero e in Giappone il mio lavoro gode di un buon rispetto, nel mio paese, resto pressoché sconosciuto, eppure, si erano interessati a una piccola realtà che faceva, ormai da 5 anni, nel 2018 ai tempi del primo meeting, una revisione strutturale della giacca di maglia mai fatta prima, chiedendo il mio contributo a un progetto di sviluppo e integrazione della filiera della maglieria di Tokyo.
Il livello dei collaboratori e dei supporter con cui ho avuto il privilegio di lavorare era incredibile: da Gianni Tozzi ad Arian van Well, da Hirofumi Kurino di United Arrows a Tsutomu Hagihira, presidente dell’istituto della moda Giapponese, Ko Matsubara (che ha diretto quelli che secondo me sono stati gli anni più belli della rivista Popeye e oggi Head of Digital Strategy Office di House Co. Ltd), Hisayo Hidaka, Designer di Scye.
Consulenti strategici, designers, editors, dirigenti con una conoscenza e cultura incredibile, seduti intorno a un tavolo insieme ai più grandi imprenditori dell’industria tessile di maglieria del distretto di Tokyo, tutti con una propensione alla collaborazione all’ascolto, alla condivisone e al rispetto reciproco. No, qui da noi non mi è mai successo. Anzi.
Ho visitato decine di realtà della maglieria del distretto di Tokyo: dalla piccola tintoria indaco con tre dipendenti fino alla struttura super tecnologica. In tutte, ho trovato accoglienza, rispetto, passione, voglia di condividere e collaborare. Persone con esperienze decennali che mi hanno sommerso con la loro conoscenza ma, allo stesso tempo, hanno ascoltato con attenzione. Nessuna chiusura, nessuna difesa sterile del proprio operato, solo la volontà di vedere una visione diversa.
E non solo: ho trovato aziende disposte a supportare 1ST PAT-RN senza chiedere minimi produttivi, anticipi, previsioni di vendita (sic). Solo il desiderio di dare ancora un senso forte a un mestiere che, mi sembra ormai consolidato, da noi, si fossilizza sempre più su schemi retrogradi e autoreferenziali.
A distanza di anni, quell’esperienza mi ha fatto capire molte cose.
Oggi, più che mai, mi è chiaro il motivo per cui in Italia fatichiamo a costruire una filiera tessile davvero coordinata e sinergica, in cui produttori, brand emergenti e tessitori “out of the box” possano collaborare senza essere schiacciati dai soliti paletti, dalle richieste inaccessibili, dai supplementi (ancora oggi! In un momento come questo!) dalle protezioni corporative che servono solo a mantenere lo status quo (senza reale beneficio per nessuno). Si ci sono rare eccezioni, ovvio. Bastano per dare una svolta? Certo che no.
Il punto è semplice: non andremo avanti se non ci svegliamo. Se il mondo delle manifatture, dalla filatura al confezionista, non inizia a leggere il futuro con una chiave nuova. Se non capiamo che l’unione tra piccoli brand, designer veramente emergenti e filiera tessile-produttiva, fa la forza, e che i nuovi valori non sono solo i numeri, ma:
- Chi ti paga e, soprattutto, ti paga in tempo. Puntuale, preciso, senza lamentele, richieste di sconti non dovuti, piagnistei.
- Chi ti insegna nuove tecniche e investe per primo su quelle quando disegna la sua collezione, anche rischiando di non vendere, perché la sperimentazione è rischio, e va condiviso insieme.
- Chi taglia 100 referenze e poi non ti ordina neppure un metro (anzi le da alla concorrenza per farle copiare).
- Chi ti apre gli occhi su visioni diverse, che il perito tessile tradizionale probabilmente ancora ignora. E chi dal tessitore ha l’umiltà di imparare.
- Chi ti spinge a osare un po’ di più.
Oppure, continuate pure a difendere i vostri minimi impossibili da raggiungere, i vostri limiti all’innovazione, i supplementi del 20/30/40/50/100% e alimentare le vostre paure e le vostre chiusure a prescindere.
E poi lamentatevi.
(immagine: copertina della relazione presentata alla commissione TKF durante al consulenza strategica svolta a Maggio 2018)